1. Un abate degno di stare a capo di un monastero deve sempre avere presenti le esigenze implicite nel suo nome, mantenendo le proprie azioni al livello di superiorità che esso comporta.
  2. Sappiamo infatti per fede che in monastero egli tiene il posto di Cristo, poiché viene chiamato con il suo stesso nome,
  3. secondo quanto dice l’Apostolo: “Avete ricevuto lo Spirito di figli adottivi, che vi fa esclamare: Abba, Padre!”
  4. Perciò l’abate non deve insegnare, né stabilire o ordinare nulla di contrario alle leggi del Signore,
  5. anzi il suo comando e il suo insegnamento devono infondere nelle anime dei discepoli il fermento della santità.
  6. Si ricordi sempre che nel tremendo giudizio di Dio dovrà rendere conto tanto del suo insegnamento, quanto dell’obbedienza dei discepoli
  7. e sappia che il pastore sarà considerato responsabile di tutte le manchevolezze che il padre di famiglia avrà potuto riscontrare nel gregge.
  8. D’altra parte è anche vero che, se il pastore avrà usato ogni diligenza nei confronti di un gregge irrequieto e indocile, cercando in tutti i modi di correggerne la cattiva condotta,
  9. verrà assolto nel divino giudizio e potrà ripetere con il profeta al Signore: “Non ho tenuto la tua giustizia nascosta in fondo al cuore, ma ho proclamato la tua verità e la tua salvezza; essi tuttavia mi hanno disprezzato, ribellandosi contro di me”.
  10. E allora la giusta punizione delle pecore ribelli sarà la morte, che avrà finalmente ragione della loro ostinazione.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

10 gennaio

11 maggio

10 settembre