35. Il quarto grado dell’umiltà è quello del monaco che, pur incontrando difficoltà, contrarietà e persino offese non provocate nell’esercizio dell’obbedienza, accetta in silenzio e volontariamente la sofferenza36. e sopporta tutto con pazienza, senza stancarsi né cedere secondo il monito della Scrittura: ” Chi avrà sopportato sino alla fine questi sarà salvato”.37. E ancora: “Sia forte il tuo cuore e spera nel Signore”.38. E per dimostrare come il servo fedele deve sostenere per il Signore tutte le possibili contrarietà, esclama per bocca di quelli che patiscono: “Ogni giorno per te siamo messi a morte, siamo trattati come pecore da macello”.39. Ma con la sicurezza che nasce dalla speranza della divina retribuzione, costoro soggiungono lietamente: “E di tutte queste cose trionfiamo in pieno, grazie a colui che ci ha amato”,40. mentre altrove la Scrittura dice: “Ci hai provato, Signore, ci hai saggiato come si saggia l’argento col fuoco; ci hai fatto cadere nella rete, ci hai caricato di tribolazioni”.41. E per indicare che dobbiamo assoggettarci a un superiore, prosegue esclamando: “Hai posto degli uomini sopra il nostro capo”.42. Quei monaci, però, adempiono il precetto del Signore, esercitando la pazienza anche nelle avversità e nelle umiliazioni, e, percossi su una guancia, presentano l’altra, cedono anche il mantello a chi strappa loro di dosso la tunica, quando sono costretti a fare un miglio di cammino ne percorrono due,43. come l’Apostolo Paolo sopportano i falsi fratelli e ricambiano con parole le offese e le ingiurie.Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date: 1 febbraio 2 giugno 2 ottobre