da Focus

Le comunità vaste sono migliori per mantenere (migliorare) le conoscenze.

L’abilità di imparare dagli altri ci permette di sviluppare tecnologie che vanno al di là di quanto una persona può produrre nella vita dice Maxime Derex, Università di Montpellier (Francia).

Ha chiesto a 366 studenti di costruire in un gioco virtuale di Reti da pesca e punte di frecce, dopo aver seguito un video, a gruppi di 2, 4, 8 e 16. Dopo 15 tentativi, i gruppi più piccoli tendevano a semplificare, ma chi si trovava nei gruppi più grandi è riuscito a mantenere il design della rete e a migliorare le frecce: c’era sempre chi copiava bene a innovava, passando il modello ad altri. Nei grandi gruppi c’è più probabilità di trovare sia fedeli copiatori, che evitano che il patrimonio culturale si deteriori, sia creativi. E se in passato per scambiare informazioni serviva la vicinanza, col mezzi di oggi questa complessità culturale è aumentata. AVI. A risultati simili è giunto Joe Henrich, Università della British Columbia, Canada: i suoi 200 soggetti hanno dovuto eseguire compiti complessi (per esempio, fare nodi) seguendo le istruzioni di 1 o 5 predecessori. Chi ha beneficiato di più “avi” ha ottenuto performance migliori.