Un caro amico mi ha chiesto se avessi un particolare interesse per gli orologi e per le clessidre. Effettivamente quando vedo un orologio ho una clessidra particolare mi viene voglia di acquistarle. Allora e per questo motivo ho voluto approfondire e capire il valore dell’oggetto “Clessidra”
Fragili come il tempo che inesorabilmente fugge, misura convenzionale e misura astratta dello spazio temporale, la clessidra è la rappresentazione più antica e più famigliare dell’irreversibilità del tempo. Le clessidre erano il compagno preferito degli eruditi perché più pratiche degli orologi ignei come la candela.
Il termine clessidra deriva da “clepto” (rubare) e “hidro” (acqua). Ostentate come simbolo di sapere scientifico, erano usate come strumenti di misura del tempo astrale e del tempo corporale. Il possesso di una clessidra era fonte di prestigio ma anche di autorità e di rispetto. Quando un professore entrava in classe si doveva udire la sabbia cadere nella clessidra. Indispensabile strumento di ogni uomo di sapere, la clessidra è la compagna silenziosa e discreta che misura il tempo delle riflessioni scientifiche e quello delle meditazioni filosofiche.
Già in uso nel XIV secolo, come testimoniato da dipinti e affreschi, è a partire dal XVI secolo che diventa un oggetto di uso quotidiano, quando si diffuse capillarmente fra uomini di scienza e letterati, per via dell’assoluta assoluta precisione di misurazione che garantiva. Regolato l’inizio della rotazione sulla prima ora del quadrante solare, tutte le attività umane diurne erano predeterminate e regolate dagli intervalli scanditi dalle clessidre.
I quarti delle campane, le lotte, i duelli, la durata di un matrimonio o l’assemblea di una congregazione, tutto era cronometrato con l’orologio a sabbia.