La parola io – «ih oh, ih oh, ih ho». Giorgio Gaber e la Telephon Company

La parola io – «ih oh, ih oh, ih ho». Giorgio Gaber e la Telephon Company

Una delle più belle canzoni di Giorgio Gaber, tratta dall’album “Io non mi sento italiano”.

Questa canzone racconta l’egoismo nella nostra società, la voglia di accaparrarsi qualsiasi cosa e di diventare famosi a volte anche “disfandosi” della propria identità e dei propri valori. Insomma perdendosi.

A volte la parola io è quella che “fa” l’asino quando raglia, altro non è che un insieme di ragli, suoni acuti e suoni bassi alternati.

«ih oh, ih oh, ih ho».

Le ragioni per cui un asino o chi pronuncia spesso il fonema io possono essere diverse: la fame, la solitudine, qualcosa che non va. Cerca in internet il verso dell’asino:


La New York Telephon Company commissionò uno studio dettagliato sulle conversazioni telefoniche per trovare qual è la parola usata più di frequente. Sapete qual è? “Io”. Fu adoperata ben 3900 volte in 500 conversazioni telefoniche. “Io,io,io.”


Testo della canzone cantata da Giorgio Gaber

La parola io
è un’idea che si fa strada a poco a poco
nel bambino suona dolce come un’eco
è una spinta per tentare i primi passi
verso un’intima certezza di se stessi.

La parola io
con il tempo assume
un tono più preciso
qualche volta rischia
di esser fastidioso
ma è anche il segno
di una logica infantile
è un peccato ricorrente ma veniale.

Io, io, io
ancora io.

Ma il vizio dell’adolescente
non si cancella con l’età
e negli adulti stranamente
diventa più allarmante e cresce.

La parola io
è uno strano grido
che nasconde invano
la paura di non essere nessuno
è un bisogno esagerato
e un po’ morboso
è l’immagine struggente del Narciso.

Io, io, io
e ancora io.

Io che non sono nato
per restare per sempre
confuso nell’anonimato
io mi faccio avanti
non sopporto l’idea di sentirmi
un numero fra tanti
ogni giorno mi espando
io posso essere il centro del mondo.

Io sono sempre presente
son disposto a qualsiasi bassezza
per sentirmi importante
devo fare presto
esaltato da questa mania
di affermarmi ad ogni costo
mi inflaziono, mi svendo
io voglio essere il centro del mondo.

Io non rispetto nessuno
se mi serve posso anche far finta
di essere buono
devo dominare
sono un essere senza ideali
assetato di potere
sono io che comando
io devo essere il centro del mondo.

Io vanitoso, presuntuoso
esibizionista, borioso, tronfi o
io superbo, megalomane, sbruffone
avido e invadente
disgustoso, arrogante, prepotente
io, soltanto io
ovunque io.

La parola io
questo dolce monosillabo innocente
è fatale che diventi dilagante
nella logica del mondo occidentale
forse è l’ultimo peccato originale.
Io.

Credits
Writer(s): Alessandro Luporini, Giorgio Gaberscik
Copyright: Warner Chappell Music Italiana S.r.l.
Lyrics powered by www.musixmatch.com

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Idea, guardare o vedere. Il significato profondo

Idea, guardare o vedere. Il significato profondo

Idea, guardare o vedere. Il significato profondo e i proverbi

Tutto è cominciato perché volevo dare il significato a un effetto magico, non avrei mai pensato di riscoprire il valore della parola idea grazie ad un gioco con le carte.

“Ho un idea!”; significa che sono proprio li. È come quando la vedi dall’interno.

La sto guardando. È come se la guardassi dall’esterno.

Vorrei che per un momento voi pensaste all’azione: guardo il mio corpo e vedo il mio corpo. Come la percepiamo? Come percepiamo il nostro corpo?

Chiudi gli occhi e rifletti sulla differenza.

Come è? Che sensazioni hai avuto?

Vorrei ora raccogliere alcuni proverbi. Quando vuoi compila il form e li inserirò qui sotto

Vedere

  • Chi s’è visto s’è visto!
  • Dio vede e provvede
  • Il buongiorno si vede dal mattino
  • Occhio non vede cuore non duole
  • Vedi Napoli e poi muori
  • Chi getta un seme lo deve coltivare, se vuol vederlo con il tempo germogliare.

Guardare

  • A caval donato non gli si guarda in bocca.
  • Bisogna guardare non a quello che entra, ma a quello che esce.
  • Chi più guarda, meno vede.

Chi sta a guardare non soffre.

guardare e vedere: ho avuto un’idea

guardare e vedere: ho avuto un’idea

Ho un idea? Cosa accade nella nostra mente?

Riflettiamo sul valore della parola idea. Idea ha un significato interessantissimo. Approfondiamo.

Ho scoperto recentemente che idea ha un significato diverso da quello che normalmente le attribuivo. Essa trae le sue origini dal termine greco “vedere”.

Leggete bene la parola “Idea”, usate la e (è) aperta; questo è ciò che consiglia la dizione italiana.

Guardare richiede spesso molta energia e un’attenta analisi dei dettagli.

Vedere ci permettere di vivere un’idea di essere dentro, all’origine di un nuovo percorso.

Vedere e guardare – Differenze
Ecco un appunto di Italiano basato su un’analisi approfondita, argomentato attraverso numerosi esempi, sul diverso significato dei due verbi e sul loro (conseguente) diverso utilizzo.
Vedere e guardare sono verbi dal significato profondamente diverso e non sempre (io direi quasi mai) fungono da sinonimi. Cerchiamo di capire il perché attraverso un semplice esempio:

– In questi giorni ho visto la differenza tra lui e te.
– In questi giorni ho guardato la differenza tra lui e te.

Partiamo dalle sensazioni.
clicca qui e continua a leggere


definizione del verbo guardare presente nel Vocabolario Treccani.it:

«Dirigere gli occhi, fissare lo sguardo su qualche oggetto (non include necessariamente l’idea del vedere, in quanto si può guardare senza vedere, così come si può vedere qualche cosa senza rivolgervi intenzionalmente o coscientemente lo sguardo) […]».


Non importa quello che stai guardando, ma quello che riesci a vedere.
(Henry David Thoreau)


Oggi ho avuto un’idea, una visione, imparerò a donare il potere di vedere il mondo dopo averlo guardato.

Ipnosi e Manipolazione – quale differenza?

Ipnosi e Manipolazione – quale differenza?

Ipnosi e Manipolazione – quale differenza?

la vera differenza tra ipnosi e manipolazione sta nell’obbiettivo finale che l’ipnotista intende raggiungere con il proprio interlocutore, paziente o cliente.

Noto sempre più frequentemente come la pubblicità usi alcune tecniche manipolatorie e comunichi con il potenziale cliente utilizzando una comunicazione manipolatoria. Non so se questo è dovuto all’accrescere del mio bagaglio esperienziale, ma lo noto.

Tempo fa Lorenzo, attento osservatore, mi ha raccontato una storia che ha dell’incredibile.

Una sera, a casa sua, sua mamma ha organizzato una cena con i parenti. Per dolce ha comperato una torta al limone acquistata qualche ora prima al supermercato del suo paese.

Fin qui nulla di particolare.

Quando la sera, per cena, è arrivata la nonna, come omaggio, anche lei ha portato la stessa identica torta al limone. L’evento si fa interessante; molti mi hanno detto: “è stata una coincidenza”.

Quello che invece è accaduto successivamente è stato davvero unico: la zia di Lorenzo si è presentata alla cena con la stessa identica torta al limone della stessa marca delle due precedenti acquistate dalla mamma e dalla nonna di Lorenzo.

Sarebbe incredibile se ciò fosse solo frutto del caso. Potremmo pensare che le tre donne siano state davvero indotte a scegliere quel particolare dolce, dopo aver guardato un messaggio pubblicitario alla televisione del famoso produttore di torte al limone?

Che cosa si intende per manipolazione o ipnotizzazione?

Manipolazione è un processo dove eseguiamo, a volte anche consciamente, un’azione di cui non siamo consapevoli. Ipnotizzazione è il processo con cui prendiamo il nostro potere e permettiamo a noi stessi di far lavorare l’inconscio per il nostro bene positivamente.

Su queste differenze sarei molto lieto di conoscere le tue considerazioni. Scrivi anche tu.

 

 

Manipolazione o Ipnotizzazione?

15 + 3 =

dieci buone regole a tavola e la nostra tovaglia

dieci buone regole a tavola e la nostra tovaglia

Le dieci buone regole a tavola e la storia di mio papà.

Mangiavamo sempre da soli, sì da soli; mio papà e mia mamma erano titolari di due piccole imprese lui fotografo, lei albergatrice.

Tuttavia qualche volta alla domenica si riusciva mangiare assieme, vuoi perché uno chiamava l’altro e alla fine c’eravamo tutti. Era un momento importante.

Quando mio padre cominciò a non star bene, egli arrivava dopo che avevamo finito a tavola. Si appartava e mangiava da solo.

Allora ci fu dato un consiglio: mettere la tovaglia e imbandire la tavola anche per lui. Non lo avevamo mai fatto. Fu un successo. Ancora oggi, la nostra famiglia, nelle occasioni importanti, mette la tovaglia e rispetta (quasi sempre) le dieci regole.

  • Mangiare tutti insieme
  • Niente cellulare a tavola
  • Spegnere la televisione
  • Gustarsi il pasto (consiglio di appoggiare la forchetta dopo ogni boccone)
  • Tutto il cibo è buono (ancora di più quando è quello di stagione)
  • Dire per favore e grazie
  • Non parlare con la bocca piena
  • Non finire quello che c’è nel piatto
  • Non alzarsi prima di aver finito
  • Dare il “bacio” al cuoco

buon appetito