1. Nei giorni feriali le Lodi si celebrino nel modo seguente:
2. si dica il salmo 66 senza antifona, recitandolo lentamente in modo che tutti possano essere presenti per il salmo 50, che deve dirsi con l’antifona.
3. Dopo di questi, si dicano altri due salmi secondo la consuetudine e cioè
4. al lunedì i salmi 5 e 35,
5. al martedì il 42 e il 56,
6. al mercoledì il 63 e il 64,
7. al giovedì l’87 e l’89,
8. al venerdì il 75 e il 91
9. e al sabato il 142 con il cantico del Deuteronomio, diviso in due parti dal Gloria.
10. In tutti gli altri giorni poi si dica il cantico profetico proprio di quel giorno, secondo l’uso della Chiesa romana.
11. Quindi seguano i salmi di lode, una breve lezione dell’Apostolo a memoria, il responsorio, l’inno, il versetto, il cantico del Vangelo, la prece litanica e così si termina.
Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:
15 febbraio |
16 giugno |
12 ottobre |
Capitolo XXXV – Il servizio della cucina – 12, 18
Un’ora prima del pranzo, ciascuno dei monaci di turno in cucina riceva, oltre la quantità di cibo stabilita per tutti, un po’ di pane e di vino
Capitolo XXXV – Il servizio della cucina – 1, 11
I fratelli si servano a vicenda e nessuno sia dispensato dal servizio della cucina, se non per malattia o per un impegno di maggiore importanza, perché
Capitolo XXXIV – La distribuzione del necessario – 1, 7
“Si distribuiva a ciascuno proporzionatamente al bisogno”, si legge nella Scrittura. Con questo non intendiamo che si debbano fare preferenze – Dio ce ne
Capitolo XXXIII – Il “vizio” della proprietà – 1, 8
Nel monastero questo vizio dev’essere assolutamente stroncato fin dalle radici, sicché nessuna si azzardi a dare o ricevere qualche cosa senza il permesso
Capitolo XXXII – Gli arnesi e gli oggetti del monastero – 1, 5
Per la cura di tutto quello che il monastero possiede di arnesi, vesti o qualsiasi altro oggetto l’abate scelga dei monaci su cui possa contare a motivo
Capitolo XXXI – Il cellerario del monastero – 13, 19
Soprattutto sia umile e se non può concedere quanto gli è stato richiesto, dia almeno una risposta caritatevole, perché sta scritto: “Una buona parola vale
Capitolo XXXI – Il cellerario del monastero – 1, 12
Come cellerario del monastero si scelga un fratello saggio, maturo, sobrio, che non ecceda nel mangiare e non abbia un carattere superbo, turbolento
Capitolo XXX – La correzione dei ragazzi – 1, 3
Ogni età e intelligenza dev’essere trattata in modo adeguato. Perciò i bambini e gli adolescenti e quelli che non sono in grado di comprendere
Capitolo XXIX – La riammissione dei fratelli che hanno lasciato il monastero – 1, 3
Il monaco, che, dopo aver lasciato per propria colpa il monastero, volesse ritornarvi, prometta anzitutto di correggersi definitivamente dalla colpa
Capitolo XXVIII – La procedura nei confronti degli ostinati – 1, 8
Se un monaco, già ripreso più volte per una qualsiasi colpa, non si correggerà neppure dopo la scomunica, si ricorra a una punizione ancor più severa
Capitolo XXVII – La sollecitudine dell’abate per gli scomunicati – 1, 9
L’abate deve prendersi cura dei colpevoli con la massima sollecitudine, perché “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”.
Capitolo XXVI – Rapporti dei confratelli con gli scomunicati – 1, 2
Se qualche monaco oserà avvicinare in qualche modo un fratello scomunicato, o parlare con lui, o inviargli un messaggio, senza l’autorizzazione dell’abate