Capitolo LXV – Il priore del monastero – 1, 10

Capitolo LXV – Il priore del monastero – 1, 10

1. Accade spesso che la nomina del priore dia origine a gravi scandali,
2. perché alcuni, gonfiati da un maligno spirito di superbia e convinti di essere altrettanti abati, si attribuiscono indebitamente un potere assoluto, fomentando litigi, creando divisioni nelle comunità,
3. specialmente in quei monasteri nei quali il priore viene nominato dallo stesso vescovo o dagli stessi abati a cui spetta l’elezione dell’abate.
4. E’ facile rendersi conto dell’assurdità di una simile procedura, con cui si dà motivo al priore di insuperbirsi fin dal primo momento della sua nomina,
5. perché la considerazione di questo stato di cose può insinuare in lui l’idea di non essere più soggetto all’autorità dell’abate.
6. “Tu pure – dirà a se stesso – sei stato nominato da quelli che hanno eletto l’abate”.
7. Di qui nascono invidie, liti, maldicenze, rivalità, divisioni e disordini di ogni genere,
8. per cui, mentre l’abate e il priore sono in disaccordo, le loro anime vengono necessariamente a trovarsi in pericolo a motivo di questo contrasto
9. e i loro sudditi, parteggiando per l’uno o per l’altro, vanno in perdizione.
10. La responsabilità di questa perniciosa situazione ricade principalmente sugli autori di tanto disordine.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

22 aprile

22 agosto

22 dicembre

Capitolo LXIV – L’elezione dell’abate – 7, 22

Capitolo LXIV – L’elezione dell’abate – 7, 22

7. Il nuovo eletto, poi, pensi sempre al carico che si è addossato e a chi dovrà rendere conto del suo governo
8. e sia consapevole che il suo dovere è di aiutare, piuttosto che di comandare.
9. Bisogna quindi che sia esperto nella legge di Dio per possedere la conoscenza e la materia da cui trarre “cose nuove e antiche”, intemerato, sobrio, comprensivo
10. e faccia “trionfare la misericordia sulla giustizia”, in modo da meritare un giorno lo stesso trattamento per sé.
11. Detesti i vizi, ma ami i suoi monaci.
12. Nelle stesse correzioni agisca con prudenza per evitare che, volendo raschiare troppo la ruggine, si rompa il vaso:
13. diffidi sempre della propria fragilità e si ricordi che “non bisogna spezzare la canna già incrinata”.
14. Con questo non intendiamo che l’abate debba permettere ai difetti di allignare, ma che li sradichi – come abbiamo già detto – con prudenza e carità, nel modo che gli sembrerà più conveniente per ciascuno,
15. e cerchi di essere più amato che temuto.
16. Non sia turbolento e ansioso, né esagerato e ostinato, né invidioso e sospettoso, perché così non avrebbe mai pace;
17. negli stessi ordini sia previdente e riflessivo e, tanto se il suo comando riguarda il campo spirituale, quanto se si riferisce a un interesse temporale, proceda con discernimento e moderazione,
18. tenendo presente la discrezione del santo patriarca Giacobbe, che diceva: “Se affaticherò troppo i miei greggi, moriranno tutti in un giorno”.
19. Seguendo questo e altri esempi di quella discrezione che è la madre di tutte le virtù, disponga ogni cosa in modo da stimolare le generose aspirazioni dei forti, senza scoraggiare i deboli.
20. E soprattutto osservi e faccia osservare integramente la presente Regola
21. per potersi sentir dire dal Signore, al termine della sua onesta gestione, le parole udite dal servo fedele, che a tempo debito distribuì il frumento ai suoi compagni:
22. “In verità vi dico: – dichiara Gesù – gli diede potere su tutti i suoi beni”.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

21 aprile

21 agosto

21 dicembre

Capitolo LXIV – L’elezione dell’abate – 1, 6

Capitolo LXIV – L’elezione dell’abate – 1, 6

1. Nell’elezione dell’abate bisogna seguire il principio di scegliere il monaco che tutta la comunità ha designato concordemente nel timore di Dio, oppure quello prescelto con un criterio più saggio da una parte sia pur piccola di essa.
2. Il futuro abate dev’essere scelto in base alla vita esemplare e alla scienza soprannaturale, anche se fosse l’ultimo della comunità.
3. Se invece, – non sia mai! – la comunità eleggesse, sia pure di comune accordo, una persona consenziente ai suoi abusi,
4. e il vescovo della diocesi o gli abati o i fedeli delle vicinanze ne venissero comunque a conoscenza
5. devono impedire in tutti i modi che il complotto di quegli sciagurati abbia il sopravvento e nominare un degno ministro della casa di Dio,
6. ben sapendo che ne riceveranno una grande ricompensa, mentre invece sarebbero colpevoli, se non se ne curassero.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

20 aprile 20 agosto 20 dicembre
Capitolo LXIII – L’ordine della comunità – 10, 19

Capitolo LXIII – L’ordine della comunità – 10, 19

10. I più giovani, dunque, trattino con riguardo i più anziani, che a loro volta li ricambino con amore.
11. Anche quando si chiamano tra loro, nessuno si permetta di rivolgersi all’altro con il solo nome,
12. ma gli anziani diano ai giovani l’appellativo di “fratello” e i giovani usino per gli anziani quello di “reverendo padre”, come espressione del loro rispetto filiale.
13. L’abate poi sia chiamato “signore” e “abate”, non perché si sia arrogato da sé un tale titolo, ma in onore e per amore di Cristo del quale sappiamo per fede che egli fa le veci.
14. Da parte sua, però, rifletta sull’onore che gli viene tributato e se ne dimostri degno.
15. Dovunque i fratelli si incontrano, il più giovane chieda la benedizione al più anziano;
16. quando passa un monaco anziano, il più giovane si alzi e gli ceda il posto, guardandosi bene dal rimettersi a sedere prima che l’anziano glielo permetta,
17. in modo che si realizzi quanto è scritto: “Prevenitevi a vicenda nel rendervi onore”.
18. I ragazzi più piccoli e i giovanetti occupino in coro e in refettorio i posti loro spettanti secondo la Regola:
19. ma fuori di lì siano sorvegliati e tenuti dappertutto sotto la disciplina, finché non avranno raggiunto un età più matura.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

19 aprile 19 agosto 19 dicembre
Capitolo LXIII – L’ordine della comunità – 1, 9

Capitolo LXIII – L’ordine della comunità – 1, 9

1. Nella comunità ognuno conservi il posto che gli spetta secondo la data del suo ingresso o l’esemplarità della sua condotta o la volontà dell’abate.
2. Bisogna però che quest’ultimo non metta lo scompiglio nel gregge che gli è stato affidato, prendendo delle disposizioni ingiuste come se esercitasse un potere assoluto,
3. ma pensi sempre che dovrà rendere conto a Dio di tutte le sue decisioni e azioni.
4. Dunque i monaci si succedano nel bacio di pace e nella comunione, nell’intonare i salmi e nei posti in coro, secondo l’ordine stabilito dall’abate o a essi spettante.
5. E in nessuna occasione l’età costituisca un criterio distintivo o pregiudizievole per stabilire i posti,
6. perché Samuele e Daniele, quando erano ancora fanciulli, giudicarono gli anziani.
7. Quindi, a eccezione di quelli che, come abbiamo già detto, l’abate avrà promosso per ragioni superiori o degradato per motivi fondati, tutti gli altri occupino sempre i posti determinati dalla data del rispettivo ingresso,
8. in modo che il monaco, arrivato – per esempio – in monastero alle 9, sappia di essere più giovane di quello arrivato alle 8, quale che sia la sua età e dignità.
9. Per quanto riguarda i ragazzi, invece, si osservi in tutto e per tutto la relativa disciplina.

Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:

18 aprile 18 agosto 18 dicembre