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Author: adminsito

Capitolo XIII – Le lodi nei giorni feriali – 1, 11

1. Nei giorni feriali le Lodi si celebrino nel modo seguente: 2. si dica il salmo 66 senza antifona, recitandolo lentamente in modo che tutti possano essere presenti per il

Capitolo XII – Le lodi – 14, 17

14. Alle Lodi della domenica, prima di tutto si dica il salmo 66 tutto di seguito, senza antifona, 15. quindi il salmo 50 con l’Alleluia, 16. poi il 117 e

Capitolo XI – L’Ufficio notturno nelle Domeniche – 1, 13

1. Per l’Ufficio vigilare della domenica ci si alzi un po’ prima. 2. Anche in questo caso si osservi un determinato ordine, cioè, dopo aver cantato sei salmi come abbiamo

Capitolo X – L’Ufficio notturno dell’estate – 1, 3

Da Pasqua fino al principio di novembre si mantenga lo stesso numero di salmi, che è stato prescritto sopra; eccetto che, a causa della brevità delle notti, non si leggano

Capitolo IX – I salmi dell’Ufficio notturno – 1, 11

5. Nel suddetto periodo invernale si dica prima di tutto per tre volte il versetto: “Signore, apri le mie labbra e la mia bocca annunzierà la tua lode”, 6. a

Capitolo VIII – L’Ufficio divino nella notte – 1, 4

1. Durante la stagione invernale, cioè dal principio di novembre sino a Pasqua, secondo un calcolo ragionevole, la sveglia sia verso le due del mattino, 2. in modo che il

Capitolo VII – L’umiltà – 62, 70

62. Il dodicesimo grado, infine, è quello del monaco, la cui umiltà non è puramente interiore, ma traspare di fronte a chiunque lo osservi da tutto il suo atteggiamento esteriore,

Capitolo VII – L’umiltà – 60, 61

60. L’undicesimo grado dell’umiltà è quello nel quale il monaco, quando parla, si esprime pacatamente e seriamente, con umiltà e gravità, e pronuncia poche parole assennate, senza alzare la voce,

Capitolo VII – L’umiltà – 59

Il decimo grado dell’umiltà è quello in cui il monaco non è sempre pronto a ridere, perché sta scritto: “Lo stolto nel ridere alza la voce”. Questa parte della Regola

Capitolo VII – L’umiltà – 56, 58

56. Il nono grado dell’umiltà è proprio del monaco che sa dominare la lingua e, osservando fedelmente il silenzio, tace finché non è interrogato, 57. perché la Scrittura insegna che
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